La storia del 35enne bresciano Mattia Coffetti con 5 microchip nella mano: “Ci faccio la spesa e li uso per i social”.
Cinque microchip nella mano per svolge gesti quotidiani senza troppe difficoltà. Per Mattia Coffetti, esperto di sicurezza informatica, integrare la tecnologia nel proprio corpo serve ad aumentare le capacità fisiche e cognitive, migliorando quegli aspetti imperfetti della condizione umana.
La storia di Mattia
Mattia Coffetti, 35enne di Brescia esperto di sicurezza informatica, è anche uno dei pionieri degli impianti elettronici sottopelle. Tra un esperimento e l’altro, cerca di sfatare false credenze che negli ultimi anni hanno preoccupato molte persone: i microchip “non contengono localizzatori”, per cui non si viene tracciati.
“Funzionano esattamente come quelli che troviamo sulle tessere dei bancomat o delle carte di credito che tutti abbiamo già nel portafoglio. Installarlo sotto la propria pelle permette di poter uscire senza portare nulla con sé e pagare ciò che si acquista”, spiega il 35enne.
Negli ultimi anni c’è stato anche chi sosteneva che la parte dove veniva iniettato il vaccino anti-Covid diventasse magnetica: “Ho visto con i miei occhi persone provare ad attrarre oggetti per dimostrare tale tesi e ho testato le loro reazioni usando la calamita che ho impiantato nella mia mano”, dichiara Coffetti.
I microchip impiantati
Proprio come avviene per i chip impiantati nei cani e nei gatti, questi dispositivi vengono inseriti in centri specializzati con una semplice iniezione. “Alcuni sono puramente estetici, come il magnete e il led, e non servono a nulla, altri mi facilitano la vita di tutti i giorni”, ammette il 35enne.
Adesso i microchip “servono per pagare, salvare e scambiare dati, ma hanno possibilità e applicazioni infinite, soprattutto in campo medico. Da poco è uscito un impianto che permette di misurare la temperatura corporea, ma attualmente viene usato solo sugli animali”.
Una speranza per le malattie irreversibili
“Penso ad uno che contenga tutte le informazioni sanitarie: sarebbe utilissimo, così come uno che monitora i parametri vitali. Credo che con questa integrazione abbiamo solo da guadagnarci”. Per Mattia Coffetti un giorno questa tecnologia impiantata nel nostro corpo potrebbe segnalare che c’è qualcosa che non va bene sulla nostra salute.
“Penso ad uno che contenga tutte le informazioni sanitarie: sarebbe utilissimo, così come uno che monitora i parametri vitali“, aggiunge. La speranza è “che in futuro queste integrazioni possano aggiungere nuove funzioni al corpo, permettendo, ad esempio, di mappare il cervello e poter trovare una cura a malattie neurodegenerative, come per esempio Parkinson e Alzheimer”.